Nessuno ti salverà
di Brian Duffield
di Brian Duffield
Michel Chion nel saggio “Suono e immagine nel cinema” spiega come, fin dall’avvento del sonoro, il cinema sia sempre stato verbocentrico: la parola umana, infatti, ha sempre avuto la priorità su tutti gli altri suoni, diegetici e non. Molti, negli anni, sono stati i film che hanno tentato di liberare il cinema dal vococentrismo e sicuramente nel tempo sono stati fatti dei passi avanti, soprattutto attraverso una sempre maggiore valorizzazione dei suoni d’ambiente e dei rumori. Sono proprio questi due elementi ad essere protagonisti di Nessuno ti salverà (anche se talvolta i rumori appaiono un po’ “stereotipati”) e il tentativo sarebbe stato anche nobile se avesse avuto una qualsivoglia giustificazione narrativa. Qui giustificazioni non ci sono e la conseguenza più evidente di questa rinuncia alla parola è il depauperamento della narrazione e, talvolta, l’impossibilità di sospendere l’incredulità.